Fungus #8 - Giuseppe Alletto


In questa Opera a tecnica mista ho voluto dar vita ad una sorta di riedizione di un mio precedente dipinto. Ho così riattraversato un tema, quello del fungo atomico, che costituisce un elemento iconico tipico della mia narrazione visiva.



Il processo creativo ha preso inizio da una foto che ho realizzato al mio dipinto a olio su tavola dal titolo Fungus e ho successivamente rielaborato con strumenti digitali l'immagine fotografica stessa quasi a voler rinverdire l'immagine che avevo creato precedentemente 


Quest'opera si presenta, sin dalla elaborazione digitale che costituisce la base di questa sorta di collage, come una visione "al quadrato" della primigenia immagine pittorica.


A questa si sovrappone una seconda "visione" che si è poi tradotta nella elaborazione digitale che ha portato l'immagine, in una sorta di metamorfosi, a risplendere nel blu e nel bianco in contrasto con i Grigi e i neri che caratterizzavano il dipinto dal quale l'immagine fotografica è stata tratta.


A questa doppia visione dell'icona del fungo si aggiunge una terza manipolazione: questa volta non digitale bensì meccanica, oserei dire estremamente "fisica". 


Ho infatti occupato la metà sinistra dell'immagine del fungo in blu e bianco con dei materiali e delle carte fotografiche che erano state precedentemente impressionate con un sistema di stampa tradizionale. Ho poi applicato del nastro termico e dell'altra carta fotografica che ho poi strappato con un gesto la cui energia è stata per così dire "impressionata" dalla testimonianza della lacerazione della carta stessa.


L'inserimento del nastro termico costituisce un pattern dorato del tutto simile a una pennellata che fa da velatura alla parte sinistra dell'immagine costituendo un accenno aniconico prezioso che "ritarda" la lettura dell'immagine da sinistra verso destra dove infine si schiude la visione del soggetto del fungo atomico.

 Quest'ultimo finisce per assumere la valenza di un totem infranto e violentato dalla mia stessa immaginazione. 

L'uso del collage con tutte le sue implicazioni meccaniche e fisiche diventa così un vero e proprio rito di esorcizzazione della potenza immane dell'esplosione stessa letta in senso freudiano come quel Totem-Padre da adorare e temere al tempo stesso in un incessante relazione di adorazione e timore, amore e morte.